"TWO OCEANS ULTRAMARATHON" RACCONTATA DA FABIO CORONA

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Fabio Corona 

  LA "TWO OCEANS ULTRAMARATHON" 

Raccontata da Fabio Corona

Pubblichiamo con estremo piacere il racconto del nostro atleta Fabio Corona, che ha preso parte alla "TWO OCEANS ULTRAMARATHON" di Sabato 30 Marzo 2013 a Città del Capo in Sudafrica. Questa "durissima" Ultra Marathon di Km. 56,000, ha visto 8.620 atleti arrivare al traguardo finale. 

Fabio Corona fa parte della Società "orange" dal 2012. Ha esordito il 15 gennaio 2012 a Caselle, nel "14° CROSS DI CASELLE" ed ha preso parte, lo scorso anno, a 23 gare competitive, percorrendo un totale di Km. 300,709. Fabio si è inoltre classificato al 26° posto nel "4° CAMPIONATO A.S.D. PODISTICA TORINO 2012" con 2.172 punti ed in quarta posizione nella Categoria MM35.

Nel primo anno di gare con la A.S.D. PODISTICA TORINO, Fabio ha migliorato tutti i propri record personali. A Nichelino ha stabilito il 16 settembre il personale nei 10 Km., con il tempo di 39' 38"; il 7 ottobre record personale nella Mezza Maratona a Volpiano, con il tempo di 1h 27' 35" e, ciliegina sulla torta, record anche a Torino in Maratona,  il 18 novembre, con un ottimo 3h 07' 44".

Nel 2013 Fabio ha preso parte a 7 gare, toccando quota Km. 120,587 percorsi. 

Questo resoconto è un pò per raccontare la mia prima esperienza in un'Ultramaratona, ma soprattutto per stimolare la curiosità sul mondo podistico dell'altro emisfero, del Sudafrica in particolare, scrivendo di un evento che si tiene sicuramente fuori dai sentieri più battuti dai podisti Orange  ... 

L’evento “Two Oceans” 

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La "Two Oceans Marathon" viene definita dai suoi organizzatori "the world's most beautiful marathon", che forse è un pò pretenzioso, ma è giustificato dai panorami mozzafiato, la mescolanza di popoli che rende così particolare il Sudafrica ed il magnifico supporto del pubblico, per cui se non è la più bella al mondo, è sicuramente tra quelle più spettacolari.

La gara si svolge a Città del Capo (Cape Town, Sudafrica), adagiata in una conca tra formazioni montuose all'inizio della Penisola del Capo, lingua di terra che idealmente separa i due oceani, Atlantico e Indiano, ispirando il nome della manifestazione. In realtà geograficamente i due oceani non si incontrano a Cape Point o a Capo di Buona Speranza, i due promontori all'estremità della Penisola del Capo, ma più a sud-est, a Cape Agulhas, ma non è distante e il Capo è sicuramente più famoso e colpisce molto i visitatori, quindi gli organizzatori sono scusati. 

Il percorso dell'Ultramaratona, infatti, è quasi ad anello e si sviluppa per 56 km toccando entrambe le coste della Penisola, quindi idealmente si corre lungo le coste di entrambi gli oceani. L'ultra si svolge il sabato di Pasqua ed è l'evento centrale e più importante di una serie di gare competitive e manifestazioni non competitive di contorno, che servono per coinvolgere famiglie, corridori che non possono affrontare lunghe distanze e creare un senso di comunione tra atleti stranieri e del posto, oltre che costruire un evento di due giorni che coinvolga il numero più alto possibile di persone.

Infatti l'Expo apre il mercoledì, per poi chiudere il venerdì prima della gara maggiore, ma già il venerdì si corre la mattina la "International Friendship Run", aperta a tutti gli atleti e loro familiari che arrivano da fuori il Sudafrica. Da mezzogiorno in poi si svolgono le "Fun Run", presso il campo da rugby del campus dell'Università di Cape Town (UCT), che prevedono la "Nappy Dash", una corsetta di 56 metri per bimbi fino ai tre anni, la "Toddler's Trot", di 300 metri per bambini dai 4 ai 6 anni, una di 2,1 km, un'altra di 5,6 km e l'ultima di 8 km pensata per sciogliere le gambe degli ultramaratoneti. Nel frattempo cominciano anche le gare competitive, cioè i due Trail su sentieri montani, di 10 e 22 km, per gli amanti della corsa in montagna, ma con vista sull'oceano, e anche l'ultra e la mezza maratona per atleti che per motivi religiosi non possono correre il sabato. Questo l'ho trovato molto particolare, basti pensare cosa significa organizzativamente far correre due volte una maratona in due giorni consecutivi e qui lo fanno addirirttura per un'Ultramaratona ed una Mezza Maratona, nel pieno svolgimento di altre gare e non competitive. Il giorno dopo, alle 6, parte la Mezza maratona che accompagna la gara maggiore, l'Ultramaratona, che parte mezz'ora dopo.

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 La città con il Lion’s Head (a sinistra) e Signal Hill (al centro)

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Percorso "TWO OCEANS Ultra Marathon"

Premessa 

La mia avventura è nata grazie ad un amico, Paolo, che si è stabilito ormai da anni a Cape Town, in Sudafrica. Visto che nessuno dei due aveva ancora conosciuto i rispettivi bimbi, un anno fa Paolo mi ha invitato in Sudafrica e quasi per scherzo ha buttato lì l'idea di partecipare all'Ultramaratona che si corre nella sua città nel fine settimana di Pasqua. Come si può dire di no ad un invito del genere, specie se si è un maratoneta col fascino per le lunghe distanze in ambienti fantastici e bisognoso di un viaggio da sogno ? Correre coprendo distanze ritenute inimmaginabili, in modo meno frenetico e scandito dagli intertempi cronometrici, viaggiare più che gareggiare, questo mi ha sempre attratto, oltre che la soddisfazione del proprio ego nel sapersi capaci di piccole imprese. Allora questa poteva essere l'opportunità di affacciarsi al mondo delle ultra. Superate tutte le difficoltà che un viaggio così lontano e di due settimane a marzo pone, abbiamo fatto i bagagli e ci siamo goduti la vacanza e l'ospitalità di questo mio amico.

Purtroppo ho dovuto interrompere gli allenamenti nelle ultime cinque settimane prima della gara, causa malattia, un infortunio, il viaggio e la vacanza. Questo però mi ha aiutato a scaricare per bene, oltre che a perdere la velocità che stavo costruendo, ma la resistenza che mi serviva per la gara ormai l'avevo acquisita. Beh, qualche corsetta col mio amico sono poi riuscito ad infilarla tra gli impegni, come un trail intorno Signal Hill, in una giornata però nuvolosa in cui non ci siamo potuti godere il panorama. Così mi sono rilassato, goduto la vacanza, e non ho avuto nessuna ansia pre-gara, anzi, avendo le giornate impegnate da mia figlia e tantissime cose assolutamente da fare e vedere, non ho proprio pensato alla gara, finché il giovedì non siamo andati all'Expo a ritirare i pettorali per l'ultra e la International Friendship Run. 

International Friendship Run 

La "International Friendship Run" quest'anno si è tenuta il venerdì mattina alle 9:30, con partenza al Waterfront, zona turistica con porticcioli e centri commerciali, vicina al centro città. Gli iscritti hanno raggiunto la cifra record di 983 con oltre 70 nazioni presenti. Ma questa è stata un'edizione della Two Oceans Ultra piena di record. Tanto per riportare delle statistiche gli "international", atleti da fuori l'Africa, sono stati più di 700, mentre gli Africani da fuori il Sudafrica oltre i 180. Cifre record per la manifestazione che danno l'idea che l'evento è ancora quasi del tutto "Sudafricano", visto che il totale degli ultramaratoneti è di poco sopra i 10700. Però la quota rosa ha raggiunto il 30%, segno che le donne prediligono sempre di più le manifestazioni in cui il gioco si fa sempre più duro.

A questa non competitiva ho trascinato mia moglie Emanuela, regolarmente iscritta e mia figlia Elisa, che ha avuto la pazienza di farsi scorrazzare in passeggino e poi "in cavaciolla", mentre i genitori corricchiavano, passeggiavano e scattavano foto. Ovviamente siamo rimasti in fondo al gruppo e ci siamo goduti il percorso intorno allo stadio costruito per i mondiali di calcio del 2010, che ha incluso la costa del sobborgo Sea Point e il verde parco Green Point Common, per poi tornare al Waterfront. In questa occasione mi sono ricordato finalmente di portare la canotta orange per qualche foto per la rubrica del nostro sito "Orange nel mondo".

Dopo un pò di sosta al Waterfront per far scatenare Elisa al parco giochi è venuto il momento anche per lei di partecipare all'evento in prima persona. Avendola iscritta alla "Nappy Dash", ci siamo catapultati in taxi al campo di rugby dell'UCT, sede degli arrivi e delle "Fun Run". Purtroppo il viaggio è durato un pò troppo, anche perché il tassinaro non era sicuro della strada, io neppure e molte strade erano bloccate, per cui Elisa si è addormentata in taxi. Sul campo di gara le abbiamo messo il pettorale, ma lei era ormai stanca e disorientata, oltre che spaventata dalla folla. I bimbi partivano a gruppetti con genitori e a volte parenti al seguito, proprio per evitare troppa calca e consentire di scattare le foto ai fotografi ufficiali. Insomma, quando è stato il nostro turno non c'è stato verso di metterla a terra e ho corso la "Nappy Dash" con Elisa avvinghiata addosso. Questo non le ha precluso la meritata medaglia e pacco gara, con orsetto peluche e qualche dolce. Per la cronaca i maschietti ricevevano invece dei camioncini o escavatori. Il clima è stato molto festoso e anche i bambini sembravano divertirsi, anche se mai quanto i genitori. Peccato solo che abbiamo mancato l'appuntamento con i nostri amici, quindi i nostri bimbi hanno partecipato in momenti differenti.

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Il raduno degli “internationals” all’anfiteatro del Victoria & Alfred Waterfront

L’ultramaratona 

Poi è arrivato il giorno della gara. La sera prima sistemiamo i pettorali. Scopro che sono due: il vero pettorale e uno dorsale uguale. Paolo mi spiega che sul retro delle maglie di club c'è un rettangolo con il "licence number", codice permanente che vale come numero gara in molte competizioni del Sudafrica, come se noi avessimo il numero di tessera FIDAL stampato dietro la canotta. Per la Two Oceans non vale e va coperto con il secondo pettorale. Insieme al numero gara c'è il tuo nome proprio, e questo consente di fraternizzare più facilmente in gara e farsi sostenere dal pubblico. Poi ci sono il numero di ultra e mezze a cui si è partecipato, così si conosce subito l'esperienza di un corridore, se ci si vuole fidare del suo passo o semplicemente è un altro argomento di conversazione.

Sistemiamo anche i chip elettronici RACETEC sulle scarpe. Sono personali e si usa lo stesso per molte gare in Sudafrica. Io l'ho dovuto comprare con l'iscrizione, mentre Paolo ce l'ha già, avendo corso due Trail della Two Oceans. Dovessi tornare sono già attrezzato ....

Con i cellulari di Paolo e sua moglie mandiamo gli SMS con i nostri numeri di pettorale. Questo consentirà alle nostre mogli di ricevere dei messaggi quando transiteremo sui tappeti elettronici di alcuni checkpoint durante la gara (tanto per sapere che siamo ancora vivi !). 

Paolo si sistema gli integratori al fruttosio in pasticca in una sacchetta da mettere in vita, mentre io confido, sbagliandomi di grosso, nei rifornimenti in gara, visto che alcune stazioni dovrebbero avere patate, banane, polar ice-cream e bar-choccolate. Correrò solo in canotta, visto che la temperatura media di questo inizio autunno è prevista sui 20 °C, grazie a questa Pasqua di fine marzo.

La mattina, per arrivare alla partenza, prevista per le 6:30, prendiamo il treno alle 5:30, visto che Paolo abita vicino alla stazione di Observatory, il suo sobborgo, e la partenza è a Newlands, altro sobborgo con vicina stazione, due fermate dopo. Niente sacca cambio, anche se il servizio "tog bag" esiste,  perché confidiamo che le nostre mogli ci portino il cambio e poi non fa freddo, anche se è prima dell'alba e un venticello freddino ci intirizzisce. In effetti non si prospetta una giornata di sole, per fortuna, e nubi scure coprono il cielo e la luna. Ma ho imparato che qui a Cape Town il vento è onnipresente e le nubi mattutine vengono spazzate via, per magari fermarsi sulle cime delle montagne formando pennacchi scuri.

A Città del Capo i venti dominanti sono quelli di nord-ovest, sud-ovest e sud-est, il famoso "southeastern",  anche chiamato "Doctor" visto come pulisce l'aria della città. Il vento è un fattore caratteristico di questa città costiera su una penisola in mezzo a due oceani, tanto che anche il valore delle abitazioni varia con il grado di esposizione al vento. E il vento sarà un fattore non trascurabile di questa Two Oceans. Alla partenza finalmente mi rendo veramente conto di quanto sta accadendo, sale l'attesa e l'emozione, entriamo mezz'ora prima nelle gabbie, "seeding", io nella B e Paolo nella C, ma ci incontramo subito al nastro divisorio per godere del momento insieme. Per partecipare è obbligatorio qualificarsi con una gara almeno pari alla maratona, con tempi che devono essere inferiori alle 5 ore per la maratona. Le uniche deroghe riguardano gli "international", ma senza qualificazione si parte in fondo alla griglia.

Alle 6 e mezza inno nazionale, il momento è toccante, anche per la storia recente di questo Paese e per quest'inno che è una mescolanza di buona parte delle 11 lingue ufficiali. Dopodiché squilli di tromba, o meglio una strombazzata improvvissata dallo starter o qualcuno vicino a lui, poi il colpo di pistola.

Corro insieme a Paolo, cerchiamo di non forzare, anche perché sono partito senza riscaldamento, a parte un pò di stretching, e ci lasciamo sfilare da tanti corridori che partono più forte. La strada sale e già sento un pò di indurimento nelle gambe. C'è da dire che tutte le strade a Cape Town e dintorni, anche sul piano sono un continuo sali-scendi, ma qui si sale abbastanza fino a Wynberg Hill, a 3,5 km dalla partenza, dove controllo un braccialetto rimediato all'Expo, con la tabella di marcia per scendere sotto le 5 ore e conquistare la Sainsbury Medal. Sì, non dovrei avere obiettivi cronometrici, ma sono sempre un competitivo.

La tabella non prevede un ritmo costante, ma i primi 10 km più veloci, per poi rallentare progressivamente per affrontare le due salite temibili di Chapmans Peak (al 33,7 km) e Constantia Nek (al 46° km), per poi accelerare un pò in discesa e stabilizzarsi per arrivare in 4 ore e 58'. Anche i pace maker si comportano allo stesso modo, accentuando forse un pò troppo la tendenza, visto che secondo questi riferimenti passo con 30'' di anticipo su questa collina, mentre i pacers delle 5 ore non sono più in vista, nettamente più avanti.  Dopo comincia una bella piacevole e lunga discesa fino alla costa. Lasciamo andare le gambe senza forzare e i ritmi comunque accelerano. Si sentono molto di più anche le folate di vento, che a tratti diventano molto forti. Paolo saggiamente mi lascia al 7° km, essendo meno in forma di me, e dopo il classico "in bocca al lupo" io accelero un pò. Intanto anche la folla di corridori si è sfoltita, ma il  gruppo rimarrà comunque compatto per tutta la gara.

Per il momento ho deciso di non bere, di lasciarmi guidare dalla sete, ma i rifornimenti sono degni di qualche riga di commento. Intanto c'è una stazione di rifornimento ogni 2-2,5 km, per poi diventare ancora più frequenti fino ad arrivare ad una ogni chilometro vicino all'arrivo. Sono 33 in tutto su 56 km di percorso. Ogni stazione è lunghissima, almeno per la mia esperienza nelle maratone italiane; credo che si sviluppino per 200-300 metri, su entrambi i lati, e, nonostante ci siano anche dei tavoli, i rifornimenti vengono dati da volontari in piedi. Tra loro ci sono molti bambini e l'incitamento che tutti danno è incredibile. Se si pensa alla loro lunghezza e frequenza, si può capire che il supporto è massiccio, il tifo che ti fanno è quasi costante su 56 km.

Poi entrano in gioco i nomi sui pettorali, qundi senti in continuazione "Go, Fabio", "Well done, Fabio", "Looking great, Fabio". I rifornimenti sono costituiti da acqua, powerade e coca cola, che è molto comune nelle gare in Sudafrica. Una particolarità è che l'acqua e il Powerade vengono serviti in sacchetti sigillati di plastica, di circa un bicchiere di capienza, molto comodi per bere in corsa, anche se sporcano più dei bicchieri di plastica. In genere il volontario ti passa due sacchetti, per cui il rischio di bere troppo durante la gara è alto. Molto spesso i corridori gettano a terra il secondo sacchetto, per cui nelle zone rifornimento è facile calpestare sacchetti pieni d'acqua o sali con enevitabili esplosioni di liquidi. La coca invece all'inizio viene servita nei bicchieri targati dalla stessa Coca-Cola, poi in bottigliette semi-trasparenti. La prima volta che le ho viste ho chiesto ad un volontario cosa ci fosse, e questo scherzando mi ha passato il contenitore gridandomi : "Come on, Brandy and Coke!".

A parte il vento, i primi 18 km vanno alle grande fino al mare, sulla sponda orientale della Penisola del Capo, a Muizenberg. Qui finalmente raggiungo i primi pacers delle 5 ore, poi gradualmente li supero tutti, mentre attraversiamo le località di St James, Kalk Bay e Fish Hoek, dove si gira verso l'interno della Penisola e si incontra il traguardo della Mezza Maratona.  Da qui si ricomincia a salire gradualmente, ma tutto è facilitato dal vento che ora spira alle nostre spalle. Il paesaggio è dominato da formazioni montuose davanti a noi avvolte da nubi scure, mentre il resto del cielo è coperto, ma con nubi più sparse. Ci avviciniamo e raggiungiamo il  punto di metà gara, al 28° km a Noordhoek, in piano. Qui viene registrato il primo intertempo e ho ormai superato le due ore di corsa senza mangiare nulla, ma proprio quando chiedo a un corridore quando cominciano a dare qualcosa da mangiare mi imbatto nel rifornimento e trovo delle patate dolci mangiandone avidamente due. Ne avrei mangiate di più, ma confido negli altri rifornimenti. Sbagliando.  Si raggiunge la costa "atlantica" della Penisola, intorno il 29° Km. e si comincia a salire, prima gradualmente, poi più decisamente verso Chapmans Peak. Si fatica in salita e stavolta quasi contro vento. Scorrono i rifornimenti, ma bevo soltanto, preferibilmente acqua e poco Powerade, che mi dà qualche fastidio al fegato. Evito la coca cola. La salita a Chapmans Peak è uno dei tratti più duri della gara e anche il più spettacolare. Si corre sul fianco della montagna a picco sul mare, con numerose curve, esponendoti a volte al vento, mentre in altre si è al riparo. Il contrasto dei colori di montagna, cielo, nuvole e sfumature di blu dell'oceano è magnifico, ma la fatica della salita e lo sforzo di contrastare il vento, ti distraggono dalle bellezze della natura.

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La salita verso Chapmans Peak

Finalmente si raggiunge Chapmans Peak al 33° km e 700 metri, niente più salita, ma si gira l'angolo della montagna e il vento ti investe con una forza paurosa. Una volontaria mi vuole offrire gli ultimi pezzi di banana su un vassoio, non credo alla mia vista ! Allora prima che il vassoio si rovesci per la forza del vento, mi giro su me stesso piegandomi all'indietro per contrastare il vento e afferro due pezzi di banana che ingoio immediatamente.

Ora si scende, sarebbe il tratto per recuperare, ma il vento che faceva faticare nell'altro versante, ora ti sposta e spinge verso il dirupo, se non ti blocca sul posto. Altro che defaticamento, si spinge per andare avanti. Al termine della discesa si raggiunge Hout Bay al 40° km e ci si dirige verso l'entroterra. Ora ho veramente bisogno di mangiare e passando tra due ali di folla nella cittadina costiera vedo una signora con dei sandwich su un vassoio. Non so se è un rifornimento ufficiale, o sono per degli amici, comunque chiedo senza aspettare la risposta: "Can I ... thank you!". E scippo un sandwich con qualcosa di dolciastro dentro. Lo ingurgito grato alla signora sperando che non se la sia presa troppo. Raggiungo il check point della maratona (42,2 km), che costituisce anche il terzo cancello con un orario di cut off, ma fortunatamente non mi riguarda e ho dieci minuti di vantaggio sulla tabella di marcia suggerita dal mio braccialetto. Sono stanco, ma ottimista.

Ma ora comincia il tratto più duro della gara. Quattro chilometri in salita fino al passo di Constantia Nek (46 km), ultimo cancello “cut off” prima del traguardo. Stavolta arranco in salita, cercando inutilmente altro da mangiare nei rifornimenti che si susseguono. Sono i chilometri più lenti della mia gara, ma alla fine conquisto il passo. Cerco di non pensare che mancano ancora 10 km e la strada prima scende, poi cominciano dei falsopiani, ma la tendenza è a scendere. Sono cotto, ma arrivo al terzo punto di rilevamento degli intertempi al 50° km. Le gambe fanno male, ma è gestibile, quello che mi distrugge è questa crisi di fame che si aggrava.

Al rifornimento del 50,5° km davanti al Giardino Botanico, il Kisterbosh, decido che posso anche camminare un pò. Ormai bevo tutto quello che posso, ma gonfia e aiuta poco. Ho perso le speranze di mangiare qualcosa. Proseguo corricchiando e mi metto a camminare per almeno altri tre tratti nei cinque chilometri finali. Ad un rifornimento che prevedeva solo acqua e Powerade, un volontario capisce la mia situazione e mi mette in mano un bicchiere di coca cola. E' la conferma che questa è l'unica fonte di zuccheri a cui posso aspirare. Mi riempio lo stomaco di coca cola, avanzo corricchiando e ruttando. Ma i chilometri scorrono, il margine cronometrico viene eroso, ma ho ottime possibilità di cogliere l'obiettivo e il supporto del pubblico è fantastico. Sento molti "Go Fabio Go" anche se non riesco bene a focalizzare chi lo grida. Arriva in qualche modo l'ultimo chilometro, poi il campo d'erba dell'arrivo, una curva a gomito a sinistra, una a destra ed ecco il rettilineo, due ali di folla, gli spalti pieni di pubblico. Mi ringalluzzisco, corro meglio, vedo Emanuela ed Elisa sugli spalti, le saluto sbracciando e saltellando, e taglio il traguardo a braccia alzate. Sotto le 5 ore. 

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Fabio Corona al traguardo 

Non c'è coda sui prati, tutto scorre velocemente, sotto dei tendoni mi mettono la Sainsbury Medal al collo, poi vado ai tavoli del rifornimento finale. Ovviamente lattina di coca cola e una busta con frutta, patatine e una specie di cocktail di frutta secca caramellata. Ai punti di raccolta, contrassegnati con colori e lettere dell'alfabeto, vengo festeggiato da Emanuela ed Elisa. Purtroppo non abbiamo il tempo di andare alla tenda riservata agli "internationals", dove potrei utilizzare il braccialetto di plastica che ho indossato durante tutta la gara e che, insieme alla scritta "unlimited soft drinks and hot beverages", ha anche buoni per birra, panini e altro. Ma preferisco aspettare al traguardo il mio amico e tornare a casa con lui. Paolo chiude stanco, ma soddisfatto, in 5 ore e 35'. E così la nostra avventura finisce. 

Fabio Corona

Fabio ha chiuso la "TWO OCEANS ULTRAMARATHON" al 1202° posto in Classifica Generale, su 8.622 atleti arrivati, con il tempo di 4h 55' 54". 

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