Ste’(p) by Ste’(p)
Stefania Placenza a Bruxelles
Devo questa medaglia a due persone. Alla prima che mi ha convinto a partecipare ed alla seconda che ha fatto in modo che non mi allontanassi troppo da questo sport in un momento in cui non capivo bene se considerarmi invisibile o rendermi tale. Stefania Placenza e Francesca Rizzo a Bruxelles
Bruxelles: Campionati Europei di corsa su strada 2025. Distanza Maratona. Le nuvole sembrano volerci schiacciare mentre punto lo sguardo sul portale. E’ di colore azzurro, della stessa sfumatura di cielo del giorno precedente, quando ci perdevamo fra le strade di questa bellissima città che ci accompagnerà anche oggi ma solo per un breve tratto.
La musica echeggia nell’aria muovendosi allegra fra le fila di runners che appaiono insolitamente composte quando il countdown arriva rompendo le righe, quasi volessero celebrare più l’evento che la competizione.
Non ho idee né pensieri. Nemmeno gli occhiali che solitamente indosso per calarmi nella bolla, quella che ovatta le circostanze aprendo alle emozioni. Le folla parte e le gambe la seguono muovendosi leggere dopo mesi in cui tutto sembrava essersi inceppato, ritrovando fiato e sorriso facendomi rivolgere un grazie verso questa distanza che mi fa sentire completa qualsiasi cosa accada.
Del percorso ricordo tutto, dalla prima curva a destra ai tre sottopassaggi. Dal dorso delle salite alle linee delle discese che rendevano nervoso il profilo di questa competizione, addolcito dal calore del pubblico che non ha mai abbandonato il circuito di gara neanche nei tratti più bucolici, tenendoci compagnia sino alla fine.
Fra tutti il rettilineo quasi liberatorio verso il 15° che mi ha ricordato alcuni paesaggi viennesi, la salita spezza fiato del 20° che ha rievocato le immagini vissute in Galicia, il verde della campagna, la voglia di esserci di chi urlava il tuo nome mentre dosavi le forze impossibilitato a tenere un passo veramente costante dovendoti accontentare di una media che faceva però salire la proiezione del risultato finale.
Ma così facendo Leuven ci ha finalmente spalancato le porte di ingresso regalandoci gli ultimi dieci tortuosissimi chilometri che mi hanno fatto arrivare bene fino al 35, per poi provare sconforto poco dopo su di un rettilineo che una curva a gomito faceva ripercorrere in senso opposto dilatando la percezione dei chilometri, momento in cui ho deciso di ingollare l’ultimo gel aiutandomi a deglutire meglio quella poltiglia con i liquidi del ristoro.
Km 38. Rallento, afferro l’acqua e bevo piano, troppo piano a dire di Francesca che mi vede, mi raggiunge, mi spintona affettuosamente preoccupata urlando forte: “Stefy corri, corri”.
Replico: “vai Fra” felice di vederla ma lei insiste con un “No corri” accompagnando la conversazione con gesti di rimprovero che mi spingono a rimettermi subito in movimento.
In quella frazione credo di averle pensate tutte, da questa gara non finisce più al forse dovrei tirarle gli ultimi chilometri. Dal dove trovo la forza, al mi fido di (Ste’), passando anche per la famosissima scena del “corri Forrest, corri” che mi ha fatto sorridere immaginando lo sfondo precedente. Lei è qui per un P.B. Lo ha già in tasca ma di metri ne mancano ancora 2000, tutti in progressiva salita.
Scambiamo le ultime battute fianco a fianco al quarantesimo commentando il tracciato, poi mi allungo giusto di un passo avvertendo la sua presenza subito dietro. Arriva anche l’acciottolato che cambia l’appoggio. Una curva a sinistra e subito dopo una a destra che apre al rettilineo.
Guardo prima al crono e poi ai cartelli che si avvicinano. Sul primo c’è scritto 500 metri. Aumento un po’. Arriva quello dei 400: dai Ste’, un giro di pista. Cerco di allungare ancora.
300 metri. Il portale è là.
200 metri. Ho l’impressione che spiani leggermente e comunque sia sono a 100 metri.
Un ultimo lungo respiro, taglio il traguardo e mi volto in attesa di quell’abbraccio che non tarda ad arrivare.
3h19’45”
Non mi interrogo sul se sia felice o meno o su come impegnerò il mio domani. Mi basta sapere che senza quelle urla ci sarei arrivata più comoda e che ogni percorso, anche il più tortuoso, conduce sempre da qualche parte.
Nel nostro piccolissimo: 2° e 3° italiane
Grazie
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