La mia Valencia Marathon by Luca Taronna
E siamo arrivati a quota 3: si questa di Valencia è la mia terza maratona, dopo le prime due di Torino.
Ho deciso di prendervi parte a seguito dei commenti entusiastici di alcuni compagni di squadra che l’hanno corsa nel 2015, ed ora tocca a me fare forse nuovi proseliti, perché è giusto premiare chi lavora davvero bene, indirizzando al meglio amici e conoscenti runner; questa maratona è fortemente consigliata, e per i più agonisti è anche “da tempo”, con un percorso quasi piatto, in una stagione perfetta, con temperature solitamente ottimali, e con un’ organizzazione impeccabile in ogni particolare (pacco gara, ristori durante e finali..).
Data la bellezza della città è utile organizzare una permanenza di 4/5 giorni.
Il venerdì giornata di arrivo, è dedicata all’ambientamento, caso mai ce ne sia bisogno, alla visite al centro storico ed ai primi musei e monumenti (consigliato l’acquisto on line di una card da 72 ore per ingressi gratuiti e scontati, da ritirarsi sul posto).
Il sabato c’è la possibilità di partecipare al primo evento, molto carino: la breakfast run, sgroppata di rifinitura di 5 km all’interno dello spettacolare parco Giardini del Turja (ex fiume prosciugato che attraversa la città), con annesso ristoro finale esagerato a base di specialità locali (biscotto fartons con bevanda orzata e cannella). Con il pranzo gentilmente offerto e denominato Paella Party, con birra al limone, si entra nel vivo dell’atmosfera pregara. Il pomeriggio è dedicato alle formalità ritiro pettorale e pacco gara, con shopping nei padiglioni della Città delle Arti e delle Scienze, zona ultramoderna con architettura avveniristica, progettata dal noto archistar Santiago Calatrava. In conclusione rock concert serale sempre qui, giusto per ricaricarsi le pile per l’indomani.
La giornata del lunedì è stata dedicata alla visita dei padiglioni dell’immenso mercato coperto, e conclusione dei percorsi ciclopedonali all’interno della città sempre nel parco dei giardini del Turja, ed il martedì, giorno meno affollato, alla visita alla Città delle Arti e delle Scienze, spazio museale davvero interessante.
Veniamo alla gara.
Domenica mattina: tempo nuvoloso, il mio arrivo in bicicletta grazie alle innumerevoli piste ciclabili, è stato quasi difficoltoso, data la vera e propria processione di runner, che giungevano a frotte da tutte le parti, e cosi’ iniziava ad aumentarmi un po’ l’ansia pregara. L’organizzazione del deposito borse impeccabile, così come i percorsi di avvicinamento alla via della partenza, come i wc, sia quelli chimici per i più timidi, sia quelli nature per i più sfrontati . L’ingresso nelle agognate grigie è perfetto, grazie al colore dei pettorali relativo al proprio tempo denunciato. La partenza del mio gruppo, che è il 5°, è avvenuta con gli 8 minuti di ritardo previsti, con il pacer delle 3h 45’ subito in testa a dettare il ritmo. Il passaggio sul mitico ponte doppio di Calatrava, con sulla dx i runner della 10 km (8500) e sulla sx quelli della maratona (19000), avviene sotto i primi bombardamenti musicali a cura degli AC/DC con Highwell to hell, che fanno salire l’adrenalina da subito.
Come sempre mi succede una volta preso il ritmo, allontanatomi da questo pacer da subito, inizio ad accelerare un po’ troppo per le mie possibilità, e mi ritrovo alla Marina Real in un batter di ciglia, con la visione del mare ed un’ aria frizzante perfetta per i miei gusti. Finalmente si entra nei grandi viali della zona Universitaria più protetti dal vento, e qui inizia a farsi senti re il pubblico, e realizzo quale atmosfera mi attenderà durante il percorso.
Tra un passaggio allo stadio Levante, all’Orto Botanico e allo stadio della Valencia Calcio, mi ritrovo già a metà gara nuovamente nel quartiere popolare della Marina, sempre più immerso in una folla che non smette un attimo d’incitarti, in perfette condizioni psicofisiche, mantenendo il mio ritmo previsto.
Dopo passaggi in immensi viali, aver ascoltato decine di gruppi musicali di percussionisti, aver visto tanti gruppi folcloristi (la Fallas), ognuno con un travestimento diverso e divertentissimo, sono ormai in zona del fatidico muro del 32 km, ma grazie a questo ambiente, vedo la strada stranamente in discesa, e nonostante stia perdendo alcuni secondi, le voci incessanti, soprattutto femminili, continuano a martellare nella mia mente: animo Luca, campeone, todos campeones.. sono solo alcune delle parole che capivo e che sentivo continuamente urlare, e che in questa bellissima lingua, assumevano per me una sonorità alquanto epica, e quando il pubblico scorgeva il tricolore sulla maglia o sul pettorale, ..echeggiavano anche i forza Italia.
Ormai la commozione, mia fedele compagna di gara, aveva preso il sopravvento, dovevo rallentare un po’ il ritmo, ma sempre con il sorriso ben stampato sul mio viso che rifletteva proprio ciò che vedevo, continuando a cercare le mani protese dei bambini per dargli l’ennesimo cinque, attimo per me fondamentale di pura ricarica energetica.
Il signor Muro era li, pronto a chiedermi il conto della mia sfrontatezza, ma ho reagito togliendomi la fascia dalla fronte, stringendola tra le mani, serrando i pugni e stringendo i denti, mi sono ritrovato al 38° e in un’atmosfera così, non potendo certamente smettere di correre, nemmeno quando la testa mi diceva basta, con le gambe che continuavano a sollevarsi, arrivavo al 40°.
Ci incanaliamo in una stretta via con la folla sempre più straripante (tipo arrivo tappa di montagna del giro d’Italia), che sovrastandomi mi ha letteralmente trasportato sino al 41°, momento in cui sono entrato nella zona del Palazzo delle Arti e delle Scienze, luogo davvero surreale, con un’enorme piscina tutta intorno a noi, ed una passerella con tappeto blu per gli ultimi 300 m, installata tipo palafitta sull’acqua, per vivere l’emozione del rush finale, con lo speaker urlante in spagnolo e la musica di contorno.
Terminava così un’esperienza davvero indimenticabile e per me unica sino ad ora, con la soddisfazione personale del riscontro cronometrico, che mi ha regalato anche il p.b. ,abbattuto di ben oltre 6’ (real time 3h 40’ 37”), e dopo un’eterna doccia, non mi restava altro che inforcare la mia bicicletta e puntare diritto verso la spiaggia, per godermi questo splendido mare d’inverno di Valencia.
Hasta luego
Commenti
Spero un giorno di vivere la tua stessa esperienza a Valencia!
grazie Antonio, indomabile tigre
e grazie Albina, siete stati tu e Roby che mi avete consentito di regalarmi queste emozioni
TIGRE.
e bravissimo Luca nel trovare le parole giuste per trasmettere le sensazioni provate!
PS: per chi ha bimbi piccoli come me, sappiate che Valencia è una città a misura di bambino, ci sono tantissime cose da fare con e per loro!
Comunque grazie del tuo bel racconto.
E soprattutto bravo per il tuo PB sulla distanza!