PENSIERI DI CORSA
Vorrei condividere un piccolo pensiero con chi avrà voglia di leggere queste poche righe. L’attuale pandemia di Covid-19 continua ahimè a stravolgere le nostre abitudini, il nostro modo di vedere le cose, la percezione di ciò che ci circonda. Limitandoci all’ambito che forse interessa maggiormente chi legge queste parole, ha decisamente stravolto il nostro modo di concepire la corsa. Non ho l’ambizione, né le capacità, di formulare un pensiero comune, che possa in qualche maniera essere esteso a tutta la comunità dei podisti, quindi parlerò di ciò che avverto in prima persona, con la speranza che qualcuno possa semplicemente dire :”hey, anche a me succede la stessa cosa” o anche :”quante fesserie, io la penso esattamente all’opposto”.
In questo periodo sto correndo senza alcuna ambizione agonistica. Gioco forza obbligato, d’altronde non ci sono gare in vista, quindi mi ritrovo a correre per il puro piacere di correre. Piacere. Se devo essere sincero la parola piacere nel’ultimo periodo era stata messa in sordina, d’altronde chiunque si sia mai preparato ad un evento importante sa quanto impegno fisico e nervoso necessiti. Il piacere era legato al raggiungimento del fine, ovvero l’evento in sè, non era il mezzo che mi accompagnava costantemente. Questo stop forzato mi ha fatto riflettere a questo punto da cosa derivi la mia passione per la corsa. Correre ad andature blande godendo del paesaggio che ci circonda o anche solo apprezzando le sensazioni che il nostro corpo prova, lascia molto tempo alla mente di vagare, pensare ed elaborare concetti a volte concreti, a volte del tutto astratti. Una delle domande più ricorrenti è:”Perché corro?”. Credo che prima di questo delicato momento avrei risposto qualcosa riguardo al mio spirito competitivo, al cercare di dare sempre il massimo e raggiungere barriere interiori che altrimenti non potremmo conoscere. Competizione con me stesso, non con altri, non mi reputo così bravo da poter in qualche maniera competere con altre persone per qualcosa di concreto. Ma se non è la competizione con altre persone allora cos’è che mi manca di questo momento defraudato di ogni evento a scopo agonistico?
Credo di dover ricercare la risposta in ciò che scandisce ultimamente i nostri più semplici gesti. Questo virus silente, oltre che essere pericolosissimo per la salute, si è insinuato nelle fessure del nostro comportamento, lacerando in alcuni casi i gesti più semplici che scandivano ogni attimo delle nostre giornate. Il Covid-19 ci sta portando via nei casi più drammatici le persone a noi care, e in maniera altrettanto importante la nostra umanità. In qualche maniera ci stiamo riscoprendo soli e indifesi, impauriti di fronte a qualcosa di più grande di noi. La paura è una forza grande e ci ammalia continuamente con i suoi affabili richiami. Parafrasando dal punto di vista di un podista si potrebbe paragonare la paura ad un divano comodo ed invitante. Ogni corridore sa che ci va impegno e costanza quotidiani per alzarsi da quel divano e uscire a faticare. La fatica costa impegno e non è garanzia di successo. Il divano ci ricompensa immediatamente ma privandoci di ciò che necessitiamo. Ed in quanto esseri umani noi necessitiamo di amore, umanità appunto. La corsa rappresenta la ricerca forte e costante dell’amore. Mi rendo conto di essermi spinto un po’ troppo in là con il mio filosofeggiare da quattro soldi, ma è così che mi sento a correre in questo periodo. Solo. La solitudine non è di per sé una brutta cosa, anzi io adoro avere del tempo per me stesso così da lasciar libero sfogo ai miei pensieri, ma vorrei che non fosse una costante di ciò che stiamo vivendo.
Probabilmente ciò che mi manca risiede nella parola “condivisione”. Possedere una passione, la corsa per molti di noi, è qualcosa di impareggiabile ma non esiste cosa più bella che condividere quella passione. Lungi da me invitare con questo breve articolo al’assembramento, ma vorrei che, quando tutto questo finirà, si possa ripartire con uno spirito di condivisione e comunione. Vorrei che le persone possano avere la possibilità di guardarsi negli occhi e non vedersi come avversari ma come testimoni della stessa passione. Facciamo in modo che la corsa, e tutto ciò che gira intorno al mondo del podismo, non sia più scandito da invidie e competitività, ma da una sana e genuina felicità per avere anche solo la possibilità di condividere l’amore di un gesto, come allacciarsi le stringhe delle scarpe da ginnastica.
Per chi ha avuto la pazienza e la bontà di leggere l’articolo fino alla fine, ci piacerebbe che chiunque di voi possa scrivere riguardo a cosa gli manca in questo momento di restrizioni e come il Covid-19 ha ridisegnato in qualche maniera la propria percezione della corsa. Per il momento corriamo insieme attraverso i nostri pensieri, avremo modo di condividere lo stesso rumore stereotipato dei piedi che battono all’unisono correndo.
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