La maratona di Valencia Di Gabriele castagno

SIAMO TUTTI MARATONETI?

vignetta maratona

SIAMO TUTTI MARATONETI?

Prima di poter rispondere a questa domanda bisogna capire appieno cos’è la maratona.

La maratona prende il suo nome dall’omonima città in Grecia. Un soldato con l’armatura, Filippide, fu inviato da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria contro i persiani e appena giunto ed aver proclamato la vittoria morì lì, seduta stante. Che sfiga! Ovvero, questo povero cristo si è percorso tutti questi chilometri, arriva finalmente alla sua destinazione e prima di potersi riposare tira le cuoia.

 

Ma oltre che cornuto, il povero Filippide, fu anche mazziato perché dopo uno sforzo del genere avrebbero per lo meno potuto dedicargli la distanza regina del fondo dell’atletica leggera e chiamarla “LA FILIPPIDE”. E invece no, caro Filippide, questo è stato uno dei primi casi datati di morte sul lavoro in cui non venne neanche riconosciuto il merito e l’onore. Tu che stai lavorando e ti stai spaccando la schiena, ricordati che le tue gesta verranno ricordate tra i posteri con il nome della città in cui sei valorosamente caduto.

Del tipo: ”Ehi sai ieri ho corso la Pinerolo” “Quale? La gara di corsa in memoria di quel poveraccio di cui non ricordo il nome che ha lavorato fino a schiattare dalla fatica?” “Esatto!”

Vertici della IAAF sappiate che presenterò un reclamo per cambiare il nome della maratona dall’attuale in “Filippide”.

Dopodiché, se ci soffermiamo un attimo a pensare a com’è finita, non è che invogli particolarmente correre tutti quei chilometri. Il mito non finisce con: ”E dopo aver annunciato la vittoria, andò a bersi un bicchiere di the e non corse più per tutta la settimana seguente”. No! Caput!!

Come avrete capito la maratona non è una gara per deboli di cuore. Ci vogliono gambe, coraggio ed una sana dose di pazzia.

Eppure se andiamo ad analizzare quella che è la nostra natura scopriamo che, alla razza umana, correre quei fatidici 42 km non riesce poi così male. Anzi siamo proprio portati per correre questa distanza.

Se ci confrontiamo con il resto del mondo animale, su distanze più brevi, non ne usciamo in maniera propriamente decorosa, anzi. L’uomo più veloce della terra, in confronto alla maggior parte dei mammiferi viventi, risulterà pur sempre una mezzasega (scusami Usain, nulla di personale). Discorso differente su distanze più lunghe. E’ appunto in quelle situazioni che il nostro fisico si esalta.

La maratona è quindi l’esaltazione della prestazione fisica umana. Sbaraglieremmo la stragrande maggioranza della concorrenza del mondo animale. Consiglio in ogni caso a chiunque di non provare a sfidare animali selvatici ed in cattività per puro scopo scientifico.

Tornando alla domanda iniziale, siamo tutti maratoneti?

Sì, o almeno in parte.

Purtroppo non basta avere coscienza della questione per essere maratoneta di fatto. Una volta, molti, molti anni fa lo eravamo per natura. Poi la modernizzazione ci ha portato a cambiare i nostri stili di vita e quindi a perdere alcune capacità insite nella nostra biologia. Ora, ai giorni nostri, per ridiventare maratoneti ci va fatica. Tanta fatica. Tanta, tanta, tanta fatica.

Bisogna allenare la muscolatura, il sistema cardio-respiratorio, modificare alcune abitudini alimentari e ultimo ma più importante di tutti, bisogna dimostrare di avere due palle cubiche che Rubik levati solo.

La maratona consiste in mesi di preparazione, anche se preparazione non è neanche la parola corretta…dedizione! Ecco, dedizione è la parola che maggiormente definisce questa competizione.

In questo momento che vi scrivo sono due mesi che ho iniziato la mia preparazione e sto cercando ogni giorno di “dedicarmi” anima e corpo in vista di Valencia e credo, con tutta sincerità, di aver fatto un bel lavoro fino ad ora.

Poi mi basta parlare un minuto con Sergio e scopro di non essere altro che uno che pensa e ragiona come un debole.

Quant’è dura questa maratona…

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