Viva la pista

Gli European Master Games di Ferruccio Benozzo

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Chi segue questo sito o comunque vive il mondo della corsa non ha bisogno che mi dilunghi nello spiegare cosa siano gli European Master Games.

Ecco la mia esperienza ai giochi.

Un paio d’anni fa appresi che gli organizzatori avevano scelto Torino per l’edizione del 2019 e subito pensai che sarebbe stato bello parteciparvi, anche per festeggiare i miei 50 anni. Poi come spesso accade il discorso finì nel dimenticatoio fino all’inizio dell’anno quando al TG Piemonte comunicarono le date dei giochi e mi accorsi che erano compatibili con le vacanze che avevo appena prenotato.

 

 

Quindi iscrizione, bonifico e scelga delle gare. I giochi prevedevano tutte le distanze ufficiali dell’ atletica leggera più i 10km e mezza maratona su strada. Queste due distanze  sono per noi podisti quelle più congeniali, ma in questi anni ne ho corse decine e altrettante ne correrò in futuro, quindi decido di cimentarmi solo in pista e mi iscrivo a 800, 1500 e 5000. E poi la pista mi è sempre piaciuta. Da ragazzino seguivo gli eventi internazionali di atletica e ricordo i successi del mitico Alberto Cova, i suoi duelli con un atleta della DDR, mi sembra si chiamasse Schildauer, a cui poi si aggiunsero altri campioni azzurri come Mei, Antibo e Panetta. Nel mezzofondo la facevano da padroni i Britannici Sebastian Coe e Steve Owett.  Ci fu poi l’avvento dei maghrebini come Morceli,  degli Etiopi capeggiati dall’immenso Gebreselassie,  per arrivare poi al dominio totale dei Keniani che ormai spadroneggiano in tutte le distanze dagli 800 ai 10000!

Ma torniamo al sottoscritto. La stagione podistica 2019 si svolge senza infortuni e mi regala un po’ inaspettatamente  il personale sulla mezza maratona al Lago Maggiore a cui seguono prestazioni soddisfacenti nelle altre gare a cui partecipo. Col mese di giugno finisce la prima parte del campionato sociale e quindi ci si potrebbe preparare bene per l’evento, però incombono due problemi: il caldo e le ferie. Tra fine giugno e inizio di luglio a Torino si registrano temperature sempre vicine ai 40 gradi e a volte anche oltre. Impossibile allenarsi, almeno per me è così, poi ci sono anche dei pazzi che corrono pure alle due del pomeriggio!

Parto per le ferie sapendo già che avrò poca voglia di allenarmi. Non mai capito il perché ma tutti gli anni in vacanza mi manca la voglia di correre e faccio il doppio della fatica. Inoltre giunto a destinazione mi accorgo che la logistica è pessima in quanto il campeggio dove risiedo è su una strada statale tutta curve, senza marciapiede o banchina. L’idea di farmi investire sulla litoranea del Gargano non mi affascina molto. L’alternativa rimane correre in spiaggia: andata e ritorno 6km circa. Lo faccio 4 volte in due settimane, meno del minimo sindacale! Con queste premesse penso anche al ritiro, ma ormai sono scaduti i termini per ottenere il rimborso dell’iscrizione.

La sera del 27 luglio torno a Torino, la prima gara è prevista il 29 si tratta della semifinale degli 800 metri.

Mi presento allo stadio Primo Nebiolo con ampio anticipo per svolgere l’ultima formalità, cioè il ritiro del pettorale, e per respirare l’atmosfera dei giochi: gente di tutte le età, di tutti i livelli, dall’ex professionista all’amatore, a occhio c’è una prevalenza di Russi ed altri paesi dell’Est ma ovviamente la maggioranza sono Italiani. Trovo subito alcuni amici compagni di società come Taronna, Pugliara e Griffa. A dieci minuti dal via arriva la sorpresa: semifinale annullata! A quanto pare ci sono state troppe defezioni e il numero di atleti partecipanti è sufficiente per fare una gara unica, quindi tutti in finale il giorno dopo. Da un lato mi fa piacere essere in finale, però io ero lì per correre!

Martedì 30 stesso copione: ritrovo, spogliatoio, breve riscaldamento, accesso alla “call room” per l’appello degli 11 atleti presenti. Tra gli ultimi allunghi, un po’ di streching e due battute con Luca Taronna, si avvicina il momento e devo ammettere che un po’ di tensione agonistica si fa sentire, specialmente per chi come me non ha mai corso un 800 metri. Il rituale dell’ingresso in pista è molto ufficiale ed è giusto così essendo una competizione internazionale. Un giudice fidal ci schiera in fila indiana e ci accompagna alla partenza dove un altro giudice comunica le rispettive corsie. Io sono nella settima. Mi sono sempre chiesto cosa passi nella mente di un atleta in quei pochi istanti prima dello start ed ora lo so: nulla. Forse perché io non sono un professionista e non mi gioco un titolo, non cerco un record e non vengo da mesi di duri allenamenti finalizzati a quella gara? Boh…

Bang! Lo sparo dello starter fa scattare le gambe, vinco la tentazione di andare subito forte, cerco solo di non perdere troppo da chi mi precede. Primo giro in 1’22”: sto tranquillo ancora nella curva e poi allungo un pochino e sento che posso dare di più: l’atleta che mi precede di 30-40 metri inizia ad avvicinarsi, allungo ancora, inizio il rettilineo dei 100 metri lo sorpasso e scatto come non avrei immaginato di poter fare! Mentre taglio il traguardo blocco il mio cronometro e leggo 2’39” significa che il secondo giro l’ho fatto in 1’17”. Sono settimo classificato e molto soddisfatto.

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Mercoledì 31 è in programma la gara dei 5000 alle ore 12,40. Qui apro una parentesi polemica nei confronti degli organizzatori. Correre 5km all’ora di pranzo ad agosto è assurdo e potenzialmente pericoloso per la salute degli atleti, specie quelli più anziani. Vedere poi che il programma alle 9 del mattino prevede le gare di velocità ad ostacoli (che sicuramente non necessitano di clima fresco) mi lascia ancora più perplesso. Ma siamo in ballo e quindi bisogna ballare. Parto con l’unico obiettivo di non star male. Per tre giri tengo un ritmo buono stando dietro a un atleta che non conosco. Poi commetto l’errore di superarlo e dopo poco mi trovo senza alcun riferimento perché quelli davanti sono decisamente più veloci. Nel terzo km ho un crollo sensibile del passo medio a 4,24. Infatti vengo superato dall’ex compagno di squadra Palladino, al quale mi aggancio per farmi trainare. Gli organizzatori hanno piazzato in curva una specie di doccia per rinfrescare gli atleti, ma è nella terza o quarta corsia e quindi rinfrescarsi significa fare metri supplementari (a fine gara il garmin mi dirà che sono ben 50). Comunque giro dopo giro si avvicina il traguardo, non ho energie per provare ad allungare, anzi arrivo quasi camminando. Il display dice 21’29”. Cerco l’ombra e mi sdraio per alcuni minuti coi piedi sollevati perché non ho voglia di sperimentare l’efficacia dei soccorsi sanitari! Sono veramente stremato tanto che non mi ricordo neanche di verificare il piazzamento, faccio la doccia e vado a casa. In seguito saprò di essere arrivato 9° su 17.

Giovedì 1 agosto per la semifinale dei 1500 si ripete ciò che era successo per gli 800, cioè niente semifinale, tutti in finale il giorno dopo. Questa volta però ce lo aspettavamo e visto quanto erano imballate le gambe dopo i 5000 devo ammettere che un giorno di riposo in più non guasta. Quindi appuntamento per il giorno dopo alle 11,40.

Prima d’ora la mia unica esperienza in pista era stata il miglio (1609 metri), quindi molto simile ai 1500 che mi accingevo a correre. Sarà per quello o forse perché ormai avevo rotto il ghiaccio, sta di fatto che sono molto rilassato e sento la gara pochissimo. Parto tranquillo per un giro e mezzo poi vedo il gruppo che mi precede che si allontana leggermente e allungo per non farmi distaccare troppo. Quando mancano 300 metri all’arrivo decido di partire e dare tutto, quindi allungo fino a sprintare negli ultimi 100 metri. Finisco 9° su 13 col tempo di 5’33” esattamente alla stessa media di quando corsi il miglio lo scorso anno.

Ecco conclusa  la mia partecipazione a questi European Master Games che ricorderò a lungo con piacere non solo per i risultati cronometrici, anzi, quelli vengono in secondo piano. La parte più bella è stata la goliardia coi compagni di squadra prima e dopo la competizione, oppure sentirsi un professionista quando lo speaker dice il tuo nome ai blocchi di partenza, sentire l’incitamento provenire dalla tribuna,   o ancora seguire le altre gare facendo il tifo per alcuni o semplicemente meravigliandosi per atleti che alla faccia dell’anagrafe corrono con tempi spaventosi (fra tutti mi ha impressionato una Inglese categoria 55 che ha fatto i 400 metri in 1’05”). Insomma un’esperienza che giudico positiva al 100% e che magari prima o poi ripeterò, tanto ho visto che c’erano anche atleti novantenni!

Commenti  

#2 Re Luigi 2019-08-26 11:46
Bravissimo Ferruccio
#1 Burdisso Gabriele 2019-08-16 22:34
Grande FER!

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