INTERVISTA AD ANDREA TESIO

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Queste interviste hanno l’obiettivo di conoscere meglio le persone che fanno parte della Podistica Torino, i pensieri, le emozioni, le professioni. Perché tutti abbiamo delle storie interessanti da raccontare con una grande passione comune: la corsa.

Oggi cercheremo di conoscere un po’ di più Andrea Tesio. Andrea è stato Campione Regionale nel 1990 di staffetta 4x800 mt e vicecampione regionale ai giochi della gioventù nei 1000 mt con il tempo di 2’34”. Insomma un mezzofondista fantastico! Dopo un periodo di stop è tornato a macinare km su strada. Ma lasciamo che sia lui a raccontarcelo.

Ciao Andrea, da quanto tempo corri?
Ho ripreso a correre nel 2015, dopo una interruzione di quasi 25 anni (sigh e sob). Da ragazzo infatti ho praticato atletica leggera per 5 anni a livello agonistico prima con l’Atletica Murialdo e poi con il Pont Donnas: dalla categoria cadetto fino a juniores. Le mie specialità erano 400, 800 e 1500 metri.

 

Perché hai smesso di correre?
Perché diciamo che tra possibile, ma altamente improbabile, carriera sportiva ed università, ho scelto la seconda… Ho un carattere molto agonistico, correre per il solo gusto di fare movimento non mi piace. Io voglio avere il riscontro cronometrico. Diciamo che dal 1991 fino al 2015, non avevo le motivazioni per riprendere.

Cosa ti ha spinto a ricominciare a correre e qual’ è ora la tua principale motivazione?
La spinta principale è stata quella di perdere peso e rimettermi un minimo in forma. Ora la principale motivazione è quella di cercare di migliorare i risultati che ho ottenuto finora. Paradossalmente non sono felice se perdo peso, sono felice se questo calo mi permette di ottenere risultati migliori nella corsa.

Qual è adesso la tua distanza preferita?
La distanza che ormai percorro senza problemi sono i diecimila, ma l’obiettivo è quello di correre almeno la mezza maratona nelle stesse condizioni.

Che lavoro fai?
Lavoro come formatore e consulente nel campo della qualità. Sono un lavoratore nomade, nel senso che sono continuamente in trasferta durante la settimana. Questo mi ha portato nel 2019 ad allenarmi in almeno quindici città fuori Piemonte.

La gara che ti è rimasta nel cuore e perché?
E’ stata la prima gara che ho fatto dopo aver ripreso a correre nell’aprile del 2016 a Rotterdam in Olanda. A contorno della maratona, gli organizzatori avevano previsto una gara equivalente ad un decimo di una maratona, ovvero 4,2195 km. Sulle ali dell’entusiasmo sono partito a 5 minuti al chilometro, salvo scoppiare dopo 500 metri. Grazie ai numerosi partecipanti sono rimasto nel gruppo e non ho mollato fino al traguardo. Non dimenticherò mai i numerosi “tifosi” olandesi che mi correvano di fianco incitandomi a non mollare.

Ed invece la gara in cui hai faticato maggiormente?
E’ stata la seconda gara, di nuovo in Olanda, questa volta ad Amsterdam. Ho corso un 10 chilometri a contorno degli Europei di atletica del 2016. C’era una calura pazzesca e inattesa, ma soprattutto ho odiato profondamente i ponti di Amsterdam per come ti tagliavano le gambe: confesso che all’ultimo ponte ho pensato di tuffarmi in acqua e farla a nuoto. Già al quarto chilometro ho meditato il ritiro, poi però, molto lentamente, sono arrivato fino al traguardo.

A cosa non puoi rinunciare?
Ad un allenamento con quel matto del mio amico Alessandro Cevrero, grazie a lui abbiamo macinato parecchi chilometri nel parco della Certosa di Collegno. E’ merito suo se ho scoperto e sono tesserato per il terzo anno con la Podistica Torino.

Il tuo sogno podistico più grande?
Sono tanti i sogni e in parte di segno opposto. Una parte di me sogna di correre nel gruppo una maratona importante come Berlino o New York. L’altra parte di me vorrebbe tornare al primo amore e quindi al mezzofondo, cercando di scendere di nuovo sotto i 3 minuti su un mille, ma so che è fantascienza

Quali sono i tuoi obiettivi per quest’anno?
Innanzitutto non essere più l’ultimo della Podistica nelle gare sociali. Scherzi a parte, riuscire a fare entro l’estate due mezze maratone senza troppi traumi e con un tempo decente. Infine, se tutto gira per dritto, preparare la mia prima maratona per la fine dell’anno.

C’è qualcosa che ti ha insegnato la corsa?
La corsa mi ha insegnato tantissime cose: porsi obiettivi ambiziosi (e non credo che siano tanti gli over 110 kg che corrono un diecimila sotto l’ora), affrontare e superare i propri limiti, costruire rapporti di amicizia e di spirito di gruppo. Nelle ultime due gare del 2019, è stato proprio per merito di compagni e compagne della Podistica se ho superato dei momenti di crisi.

Credi che il podismo influenzi in qualche maniera il tuo stile di vita quotidianamente?
Credo proprio di si: nel mio trolley da lavoratore nomade non manca mai il necessario per andare a correre dopo il lavoro. Grazie alla confidenza che ho preso con certe distanze, non mi spaventa più percorrere a piedi distanze medio-corte per andare dai clienti.

tesio bertone

C’è una foto che ti ritrae accompagnato all’arrivo da Catherine Bertone. Come mai?
Catherine è una mia grande amica: siamo stati compagni di scuola al Liceo e per due anni abbiamo avuto la stessa allenatrice di atletica. Dopo il diploma non ci siamo mai persi di vista e siamo sempre rimasti in contatto. Sono un suo grande tifoso: ero a Rotterdam nel 2016 quando ha abbassato il suo tempo a 2 ore e 30 minuti nella maratona ed ero a Berlino nel 2017 quando ha fatto il suo personale nonché record mondiale SF45. La foto di cui parli si riferisce al mio arrivo alla 30 chilometri di Torino di novembre 2018, dove Catherine mi fece una sorpresa aspettandomi all’arrivo e percorrendo insieme gli ultimi duecento metri della gara.

A conclusione dell’intervista potremmo utilizzare alcune parole con cui Andrea si definisce, ovvero un uomo che ha abbandonato l’atletica, ma che l’atletica non ha mai smesso di cercare e corteggiare.

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